HOBBES E LO STATO ASSOLUTO

Per Hobbes l’uomo è un meccanismo. Alla base di tutto c’è il movimento. Questo deriva dalle sensazioni, divisibili in due categorie: desideri o avversioni. L’oggetto del desiderio è il bene; l’oggetto dell’avversione è il male. Male estremo è la morte. Il movimento è determinato dalla volontà, dall’atto del volere: ultimo desiderio o ultima avversione che spinge l’individuo ad agire o meno. L’uomo di distingue dagli animali per la ragione; per la curiosità, ovvero il desiderio di capire le cause; e per la religione, ovvero il desiderio di capire la causa delle cause. 

Secondo lui  li uomini perseguono il soddisfacimento dei propri desideri in maniera concorrenziale: nel momento in cui vi è la sovrapposizione del bisogno, ognuno tenta di distruggere l’altro, ostacolo al raggiungimento del proprio fine. Il risultato è la guerra perpetua, “ognuno contro ognuno”, e dunque l’uomo è un lupo per l’uomo (Homo homini lupus). Tale guerra impedisce la società e alimenta la paura di una morte violenta, poiché gli uomini basano i loro rapporto sulla forza e sull’inganno. La proprietà non esiste, ma ognuno è legittimo padrone, nel momento in cui è in grado di diventarlo, di ciò che riesce a conquistare. Questo è lo Stato di natura.

Hobbes scrisse inoltre il Leviatano è il testo più importante per comprendere la dottrina politica del filosofo inglese. Il Leviatano è un mostro marino, grande coccodrillo, citato nel libro di Giobbe come mostro dotato di una forza spaventosa. Hobbes paragona a questo mostro la concezione del suo modello politico, che deve essere in grado di governare gli uomini e impedire che si distruggano a vicenda.





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